Canzone contro la paura è un brano di Brunori Sas, tratto dall’album “A casa tutto bene” del 2017, che ho visto girare su molti social in questo 2020. Condividiamo per denunciare un bisogno comune di trovare un modo per esorcizzare, ritrovare la forza per ricominciare e ricordarsi chi si è, come conclude il testo.
Già perché la paura ci fa dimenticare chi siamo e a volte, come mi è successo in questa settimana, capita che i libri, film o documentari che vediamo abbiano tutti un filo conduttore senza che noi ce ne accorgiamo a livello conscio.
Ne è un esempio la lezione di Masterclass di St. Vincent sulla produzione musicale, che ho visto subito dopo quella di Santana di cui avevo scritto qualche settimana fa. Per chi ama scrivere canzoni e registrarle è forse uno dei video più interessanti da vedere perché non si ferma alla tecnica ma a quello che c’è dietro un artista.
La paura di sbagliare, di mostrarsi e di esporsi. E se in un lavoro creativo serve più di altri mestieri la capacità di sperimentare e mettersi in gioco, tutto si può racchiudere con una sola espressione: fear is an art killer. E lo sa benissimo St Vincent che ha chiamato un intero tour mondiale Fear the future senza mai nascondere le proprie fragilità. E allora come si cura la paura? Ognuno ha una sua risposta per alleviarla. Nel caso di Annie Clark, nome all’anagrafe dell’artista texana, un rimedio è l’umorismo: semplicemente non prendersi troppo sul serio.
Del resto come diceva Aristotele:
Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.
In altri casi vincere la paura può voler dire porre rimedio a qualcosa, come ad esempio una dipendenza. Lo racconta Tiziano Ferro. Ieri ho visto su Amazon Prime il film autobiografico con i retroscena di quello che è stato e di quello che è, in cui si parla anche del suo percorso di disintossicazione dall’alcol e il suo impegno con gli alcolisti anonimi. Non il solito documentario patinato ma un racconto che va più in profondità, toccando temi come la passione, la paura, appunto, e l’amore. E la musica come filo che tiene insieme tutto.
Ma a volte il timore è qualcosa di più sottile, meno chiaro eppure radicato in noi. Lo spiega benissimo un aneddoto raccontato in Pensa come un monaco di Jay Shetty, un ex monaco indiano che dopo 3 anni di percorso ha deciso di ritornare nel mondo occidentale.
Mi trovo in un magazzino, pieno di libri inutilizzati e scatole piene di oggetti (…) Il monaco anziano mi porta davanti a uno specchio e mi chiede: “Cosa vedi?”.
Attraverso lo spesso strato di polvere non riesco nemmeno a distinguere il mio riflesso. Lo dico, e il monaco annuisce. Poi strofina sul vetro (…).
Il monaco dice: “La tua identità è uno specchio coperto di polvere. All’inizio, quando guardi lo specchio, la verità di quello che sei e di ciò che per te conta è offuscata. Fare pulizia potrebbe non essere piacevole, ma solo quando la polvere sparisce riesci a vedere il tuo riflesso”.
La polvere potrebbe non essere fisica ma quel rumore di sottofondo che talvolta i social media, le persone ipocrite o egoiste fanno e a noi tocca il compito di filtrare. Per ricordarci chi siamo.
E allora forse davvero ci serve una canzone contro la paura. O un film. Una fotografia. Un sorriso. Qualunque cosa, diversa da quella degli altri, che ci possa riportare alla nostra autenticità.
Perché la verità di riconoscersi illumina sempre le ombre.
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Photo: St Vincent Masterclass