L’Arminuta e quel gran caos dell’infanzia

In questo caldo settembre, un romanzo di una forza più unica che rara. L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio è uno di quei libri che non avrei mai scelto tra gli scaffali della Feltrinelli. Forse a causa del titolo, in dialetto abbruzzese, che rappresentava per me qualcosa di poco evocativo. Eppure, in una lista di testi consigliati alla fine ho deciso di provarci. A conti fatti, per fortuna la superficialità non l’ha avuta vinta.

Un titolo soggettivamente freddo per uno dei romanzi più interessanti letti quest’anno. Un libro capace di smuovere la coscienza sotto molteplici aspetti. Già vincitore del Premio Campiello 2017, la storia è il racconto di una ragazza doppiamente abbandonata che cresce in bilico tra due mondi opposti. Dopo essere cresciuta in una famiglia acquisita di ceto medio, infatti, è costretta a vivere il trauma di essere “riconsegnata” alle proprie radici con genitori e fratelli problematici mai visti prima.

Tra le tante storie di famiglie disfunzionali quella dell’arminuta (che vuol dire “la ritornata”) riesce ad essere unica e allo stesso tempo universale. Raccontando in prima persona il trauma, il vivere a metà e anche la ricerca di una verità, in maniera disperata. Il bisogno appunto di trovare le proprie risposte per sentirsi completi e risolti.

Impossibile non notare la maestria della scrittrice nel mischiare toni, linguaggi, registri e tempistiche. Il passato che si fonde con il presente in una fluidità armonica in cui c’è consequenzialità tra le azioni di venti anni prima e quella che poi è diventata la vita della protagonista. Ma soprattutto la grazia nel raccontare un’età delicata come l’infanzia, avendo premura di rappresentare i sentimenti contrastanti di una situazione tristemente difficile senza lasciare spazio a lamentele o eccessiva compassione.

Con una storia così singolare, il rischio di non riuscire a dare un finale all’altezza era molto alto. Ma anche in questo Donatella Di Pietrantonio ha mostrato un talento nel concedere una dolceamara conclusione ad un ritratto inedito dell’Italia degli anni ’70.

Ph: doveclub.com

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