Faccio una premessa: non sono 101 motivi davvero per ascoltare Folklore di Taylor Swift. Sto solo esagerando perché finalmente ho trovato uno degli album più belli di quest’anno e non vedevo l’ora di consigliarlo.
Non sono mai stata la fan numero uno dello cantante americana per eccellenza degli ultimi anni ma ho sempre discretamente apprezzato molti dei suoi brani. Penso che Taylor Swift sia una delle migliori artiste in circolazione. Innanzitutto perché è una musicista che suona chitarra e piano e strumentalmente ha avuto un’ottima evoluzione. Inoltre è brava sia nei brani più movimentati come Shake it off sia in quelli più dolci come Love Story. Songwriter, ottima performer dal vivo, ha saputo anche sapersi prendere in giro con intelligenza in più di un’occasione scrivendo dei brani niente male.
Ecco, con quest’album ha davvero superato se stessa. Non solo perché è sperimentale e dalle atmosfere molto semplici (anche se strumentalmente complesso) in un momento in cui sembra che tutti debbano necessariamente dire troppo e fare molto rumore(sì, sto citando Diodato).
Invece qua in molti brani si è essenziali quasi a dimostrare che basta ancora davvero una buona melodia e una bella voce per fare un buon disco. Inoltre non ci sono tormentoni da hit estive ma ballad perfette che secondo me si sposano bene con questo periodo storico che stiamo vivendo. Del resto si riflette che il disco è stato interamente scritto e registrato durante il periodo di lockdown.
Interessante quindi lo sviluppo delle tematiche. Il primo annuncio che Taylor Swift è stato che è uno degli album meno autobiografici, scelta insolita per un’artista che sulle storie della sua vita ci ha costruito una carriera. Mi ricordo ancora quando fu premiata in occasione dei Country Music Awards (che in America sono un’istituzione) e ritirò il premio del miglior album dicendo che era contenta perché avevano premiato il suo diario da adolescente, mostrando come punti molto sul suo vissuto.
Ancora una volta si è saputa rinnovare e quest’album racconta invece storie diverse di persone diverse. Di vita, d’amore e di speranza. L’album è stato annunciato dal malinconico brano Cardigan (ottima traccia di lancio) ma il mio preferito è Mirrorball. Intrigante sia a livello di testo che strumentale.
Tra i vari brani anche una canzone particolare sulla storia della precedente proprietaria della casa che Taylor Swift ha acquistato a Rhode Island: The Last Great American Dinasty. Ritmo molto accattivante. Ma la traccia d’oro del disco è sicuramente Exile duetto con Bon Iver. Non lo commento perché è bellissimo e va semplicemente ascoltato.
Per darvi un’idea del successo del disco, in pochi giorni dall’uscita il disco ha venduto milioni di copie (come ha fatto nell’epoca dello streaming?) e ha battuto una serie di record. Non dò i numeri esatti perché questo è un blog di parole e non dati 😀 ma sono ovunque in rete.
E allora non più brani indie con giochi di palore…pardon parole (impossibile, li ascolterò sempre). Meno musica pop. Per non parlare del rock (ma se uscisse un nuovo album degli Strokes…ah è vero è uscito!). Solo musica Folklore, di Taylor Swift per la precisione.
Scherzi a parte, spero di avervi convinti all’ascolto. Fatemi sapere che ne pensate 🙂 Nel frattempo vi lascio con una frase di un libro che ho letto questa settimana su consiglio del mio amico Antonio: Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta edito da Neo Edizioni.
Lo faceva per riprendere fiato ma soprattutto per parlare con l’orizzonte e per sentirsi dire da lui le parole di cui aveva bisogno.
Per rimanere in contatto e scoprire di più seguimi su Instagram.